2006 Piergiorgio und Simonetta Tami

Piergiorgio Tami, geboren am 7. September 1958 in Bellinzona. Nach der kaufmännische Ausbildung Anstellung bei Swissair (1978-1980) und British Airways (1980-1982) in Zürich. — Simonetta Tami, geboren am 27. Mai 1959. Tätig bei der Credit Suisse in Zürich. 1982, nach der Heirat, gemeinsam Ausbildung zu Missionaren in Grossbritannien, anschliessend (1983-1993) Einsätze im Rahmen der Youth With A Mission (YWAM) in Japan, Tonga und Singapur. 1993 Gründung von Hagar, einer Organisation zur Wiedereingliederung und Wiederherstellung der Arbeitsfähigkeit von Frauen und Kindern, die Opfer von Gewalt, Missbrauch und Menschenhandel geworden sind, durch Ergänzung der humanitären Hilfe mit wirtschaftlich sinnvollen Geschäftsaktivitäten. 2005 Ausdehnung der Aktivitäten mit der Gründung der Hagar International Foundation, die soziales Unternehmertum und wirtschaftlichen Aufbau einsetzt, um bedürftigen Menschen individuelle und nachhaltige Hilfe zu leisten. — Verschiedentlich ausgezeichnet, so als Out-standing Social Entrepreneur 2005 der Schwab Foundation for Social Entrepreneurship sowie Ernennung zum International Hero in Trafficking in Persons Report 2004 des Generalsekretärs der Vereinigten Staaten, Colin L. Powell.

 

In Anerkennung ihres selbstlosen Einsatzes zugunsten existenziell bedrohter Frauen und Kinder, denen sie mit unternehmerischer Kreativität die wirtschaftliche Grundlage für die Zurückgewinnung und Sicherung eines menschenwürdigen Daseins schaffen und damit ein Zeichen gelebter Humanität setzen.

 

Laudatio

Achille Casanova

«Lo hanno proprio meritato»: è con queste parole, Signore e Signori, che ho spontaneamente accettato la sollecitazione del Presidente della Fondazione Dottor Brandenberger, Carlo Schmid-Sutter di parlarvi oggi di Piergiorgio e Simonetta Tami e della loro straordinaria attività. Un' attività che è valsa loro di ricevere oggi, qui a Bellinzona, il prestigioso e importante Premio della Fondazione Brandenberger.
Per me è un onore oltre che un piacere potervi parlare oggi di questi due ticinesi che negli anni 80 lasciano una vita tutto sommato comoda e sicura per offrire a chi soffre «un segno indelebile di umanità vissuta» per dirla con la motivazione della Giuria dei Premio Brandenberger.
Se ho potuto accettare subito questo piacevole compito è perchè ho avuto l'occasione, alcuni anni fà, di conoscere Piergiorgio Tami e la sua attività umanitaria in Cambogia.
Di passaggio a Bema mi aveva telefonato proponendomi un incontro. Come molti ticinesi che si rivolgevano a me per avere consigli sul modo di muoversi nell' amministrazione federale, anche Piergiorgio Tami voleva sapere come fare per entrare in contatto più stretto con la Direzione dello Sviluppo e della Cooperazione del Dipartimento federale degli affari esteri.
È così che Piergiorgio Tami mi ha parlato con entusiasmo, ma anche con il naturale riserbo che lo caratterizza, di quanto con sua moglie stava facendo in Cambogia. Fu per me una vera scoperta. Perché, lo devo pur ammettere, era la prima volta che sentivo parlare del progetto Hagar e dell' attività umanitaria dei coniugi Tami. Ne fui colpito per l'impegno personale manifestato ma anche e soprattutto per la sensibilità e l'intelligenza che Tami dimostrava nel suo operare.
È questo primo contatto che mi ha permesso subito di dire, sì, il Premio Brandenberger va proprio alle persone giuste. Chi meglio di Piergiorgio e Simonetta Tami vivono personalmente lo scopo della Fondazione Brandenberger che è, cito dagli statuti, di premiare persone che, «con un importante impegno personale e con tutte le loro forze, facendone una ragione di vita, si sono particolarmente distinte per il bene dell' umanità».
Ma è soltanto studiando più a fondo l'attività dei Tami che ho scoperto la dimensione del loro operare. «Ama il tuo prossimo» e stata definita la sintesi di quest' attività volta a dare nuove speranze in questo mondo pieno di sofferenze e di ingiustizie.
La prima cosa che mi ha colpito è la profonda religiosità dei coniugi Tami. Nel servizio filmato che la televisione della svizzera italiana ha dedicato loro l'anno scorso Piergiorgio Tarni lo conferma. — Siamo proprio a Bellinzona, nella Chiesa di san Biagio, a pochi passi da qui. Piergiorgio ha 9 anni. Segue il racconto di un Padre Bianco tornato dall' Africa dove ha condiviso la storia di San Francesco d' Assisi. Ne era rimasto impressionato. Tanto d'aver il coraggio, a nove anni, d'andare dal Padre missionario per dirgli: «Anch' io vorrei seguire le tracce di Gesù proprio come ha fatto San Francesco». La risposta del Padre mostra un certo scetticismo e molto buon senso: «E allora devi studiare, imparare le lingue, imparare un mestiere.»
Tami ha seguito il consiglio ma nel contempo ha smentito questo scetticismo. Siamo nel 1982. I coniugi Tami decidono di lasciare Zurigo, dove lavorano, lui all' aeroporto lei in una banca. Decidono di lasciare una vita tutto sommato facile e partire motivati dal desiderio di vivere, sono parole loro. «la fede cristiana al servizio del prossimo.»
La spinta viene da lui. È Piergiorgio che segue la sua intima e straordinaria religiosità e che aspira a dare alla sua vita pienezza. Pienezza che per lui può essere raggiunta soltanto con Gesù. Lo dice in termini che anche per molti credenti ai nostri giorni possono apparire superati perche fuori moda: «Chi ha Gesù ha la vita, chi non ha Gesù non ha la vita». Fortunati coloro che come Pierre Tami, possono esprimere in modo così chiaro la loro fede e la loro religiosità.
Simonetta, è questa l'impressione che ho avuto guardando il film di Guido Ferrari, Simonetta dicevo non sembra totalmente convinta. «Ed io?» ha chiesto. Per poi ammettere una religiosità diversa da quella del marito: «Lui ha una relazione personale con Gesù, io un po' pui staccata». Comunque sia partono insieme. Gli studi biblici in Gran Bretagna li confermano nell' intento di diventare missionari laici in Asia.
Prima tappa il Giappone. È ad Osaka dove operano per assistere in un parco della città dei rigettati sociali divenuti barboni; si tratta per lo più di manager falliti. Qui nascono le prime due figlie, Debora e Anna. — Dopo 7 anni trasferimento nell' isola di Tonga, in Polinesia. Si tratta di partecipare alla formazione di mille giovani missionari. — Tappa seguente Singapore, anche qui attività nella formazione di missionari. Nasce Naomi, la terza figlia.
Ma è la visita nella Cambogia ancora martoriata da anni di sanguinosa guerra che segnerà una svolta nella vita dei Tami. Siamo nel 1990. Con i suoi 13 milioni di abitanti, per 1'85 per cento dediti all'agricoltura. la Cambogia è uno dei Paesi più poveri dell' Asia anche perchè ancora ferita da un conflitto tremendo che ha fatto milioni di morti. Solo un quarto della popolazione dispone di acqua potabile, solo il 10 per cento di cure sanitarie di base. La mortalità infantile è la più alta dell' Asia: su mille bambini 140 muoiono prima di raggiungere i 5 anni.
Pierre Tami è impressionato e sconvolto da quello che ha visto a Phnom Penh, la capitale: migliaia di giovani mamme vivono con i loro figli nelle strade della città senza un tetto. Sono abbandonate da tutti. Sono vittime di violenze incredibili, violenze sessuali, rapimenti di bambini per il mercato del sesso. Vivono in condizioni igieniche e di nutrimento disumane.
È vero che dopo il crollo del regime di Pol Pot varie associazioni umanitarie stavano organizzandosi per apportare i primi aiuti. Ma nessuno si era ancora occupato di queste donne. vedove o abbandonate, che vagavano nelle strade della capitale con i loro bambini denutriti e minacciati da mille insidie.
Nasce così Hagar. È un nome biblico, il nome della schiava concubina di Abraamo e madre di Ismaele. Hagar è la storia di una donna perdente, come perdenti sono le donne che il progetto voluto e creato dai Tami si prefigge di aiutare. È la preghiera che si riferisce alla storia biblica di Hagar ben riassume il pensiero religioso dei coniugi Tami e i valori a cui si riferiscono nella loro missione: «Signore — dice questa preghiera — Signore dacci la forza di saper rispondere all' odio con l'amore, all' ingiustizia con un totale impegno per la giustizia, alla miseria con la condivisione, alla guerra con la pace.»
A poco a poco il progetto umanitario Hagar prende forma, grazie anche al sostegno finanziario che perviene da ABBA, l'Associazione ticinese voluta dalla sorella Daniela Abruzzi-Tami. Associazione nata proprio con l'intento di fornire un futuro di speranza alla fascia più debole e indifesa della popolazione cambogiana, i bambini. E penso proprio che anche ABBA possa oggi ambire di condividere con i coniugi Tami l'onore del Premio Brandenberger.
Per fronteggiare l'emergenza immediata, Simonetta e Piergiorgio decidono di realizzare una casa in cui offrire vitto ed alloggio ad un primo nucleo di donne e bambini della strada. Una partenza modesta: in tutto il centro poteva alloggiare 13 mamme e una trentina di bambini.
Superando diffidenze e difficoltà di ogni tipo, finanziarie, burocratiche, di reperimento di per sone qualificate, il piccolo centro di allora è oggi una grande costruzione che ospita una settantina di mamme e un centinaio di bambini.
Hagar ha pure un centro di accoglienza per disabili e un foyer per bambini senza genitori. Senza dimenticare la scuola per i bambini accolti nel centro ma aperta anche ai giovani dei quartieri vicini.
È la prima tappa del programma globale che i Tami hanno creato, quello della riabilitazione. Si tratta di assistere psicologicamente mamme e bambini traumatizzati da esperienze talvolta terribili, dar loro fiducia e riposo affinché possano poi valutare la loro situazione e scegliere. Alle mamme è offerta anche una formazione scolastica, imparano insomma a leggere, scrivere e far di calcolo. Ma le mamme seguono anche lezioni di igiene personale, nutrizione, cura dei bambini e prevenzione.
Il secondo passo è quello della reintegrazione, vale a dire del reinserimento nella società di queste donne e bambini. Perché il centro non può essere una casa per sempre. Grazie all' asilo nido che accudisce i bambini le mamme di Hagar possono seguire una formazione professionale: di cucitrice nell' atelier di cucito al terzo piano della casa, di parrucchiera oppure di cuoca nella cucina della mensa al pianterreno, mensa e mi piace sottolinearlo, aperta anche al pubblico. Terzo aspetto di questo programma globale la prevenzione. Alle mamme sono offerte lezioni di igiene personale, nutrizione, cura dei bambini, lotta contro l'AIDS. È in quest' ambito che si inserisce la costruzione e distribuzione di 10.000 filtri per rendere potabile l'acqua inquinata.
Questo programma di reintegrazione sociale di mamme e bambini così duramente provati non è facile. Tanto più che sono donne e mamme sole, senza marito e senza famiglia. «È un pò come scalare una montagna svizzera — dice Tami — si pensa che la vetta sia vicina e poi si vede che c'è ancora una grande valle da superare».

Forse è anche per superare queste difficoltà, per garantire un seguito al loro operato, che Piergiorgio e Simonetta Tami decidono di fare un passo importante, coraggioso ed innovativo: da missionari laici diventano imprenditori sociali.
Lo hanno fatto creando a partire dai piccoli laboratori del centro d'accoglienza tre microaziende che danno lavoro alle donne pronte al reinserimento sociale. La prima azienda, Hagar Design produce borse e capi d'abbigliamento, sopra tutto in seta, cotone e materiali riciclati, prodotti venduti non solo in Cambogia ma anche all'estero, e in particolare in Svizzera. Ed anche qui l'associazione ticinese ABBA ed i molti che l'appoggiano giocano un ruolo determinante.
La seconda, Hagar catering ha stipulato contratti che prevedono la gestione della mensa per il personale dei tre più grandi Alberghi di Phnom Penh e ultimamente anche del personale dell' ambasciata degli Stati Uniti. In tutto Hagar catering fornisce giornalmente ad un migliaio di persone le prelibate pietanze locali preparate naturalmente dalle donne aiutate e che trovano un futuro pieno di speranze. Come per le altre microazienda, la produzione è affidata a personale locale, in massima parte donne, che si occupano anche degli acquisti. Il management per contro è internazionale.
La terza microazienda, Hagar soya è forse il fiore all' occhiello dell' imprenditorialità del progetto Hagar. Si tratta di un modernissimo laboratorio per la produzione di latte di soja in grado di elaborare anche latte arricchito di vitamine che ben si presta alle accresciute esigenze nutritive della popolazione, specialmente dei bambini.
Non tutte le donne accolte nel centro auspicano restare in città. Venute dalla campagna, dopo la fase di reinserimento, molte donne non riescono a vivere in città. Hagar ha costruito per loro un piccolo villaggio a tre ore da Phnom Penh dove possono darsi all' agricoltura.
Insomma con tutte queste importanti realizza-zioni i coniugi Tami hanno trasformato la solidarietà in imprenditoria, hanno fatto quello che la nouvelle vague della cooperazione internazionale propone: superare la solidarietà fine a se stessa e creare progetti che diventino motori di sviluppo che si autoalimentano nell' economia locale. Un' evoluzione che la Banca mondiale ha capito, fornendo al progetto Hagar consulenza tecnica e finanziaria, assistenza legale e manageriale e l'accesso alle risorse finanziarie necessarie.
Il connubio fra i «profitto» e il «non profitto» per un' organizzazione non governativa come Hagar è tutt' altro che facile. Il mondo commerciale non crede che una ONG sia in grado di gestire con profitto un' impresa commerciale. Da parte loro le organizzazioni non governative criticano il mondo commerciale succube di interessi finanziari, che ignorano ogni aspetto sociale. I Tami hanno risolto questo conflitto separando le funzioni delle aziende da quelle dell' organizzazione madre. In altre parole dando avvio alla commercializzazione della ONG. Ma attenzione: anche le aziende commerciali devono adottare modelli di gestione basati sui valori dell'onestà, della giustizia e della trasparenza. Insomma si tratta di coniugare economia e socialità.
Che ai coniugi Tami ciò sia riuscito lo dimostrano queste poche cifre: Hagar conta oggi 260 collaboratori, le aziende ben 320. Ciò conferma il successo di carattere innovativo del progetto: accompagnare gli interventi sociali con la creazione di imprese che portano un ritorno finanziario e garantiscono un impatto sociale ed ambientale.
Con la Fondazione di Hagar International, registrata a Zugo, i coniugi Tami si propongono di estendere la loro esperienza in altri paesi come l'Afghanistan, l' India, il Nepal e il Vietnam. La situazione è diversa da paese a paese: nel Vietnam il clima per gli investimenti sociali è favorevole mentre nel Nepal e nel' Afghanistan c'è ancora guerra e le difficoltà da superare sono molte. Ma in tutti questi paesi il bisogno d'aiuto soprattutto per le donne abbandonate e sfruttate è enorme e l' opera umanitaria quanto mai necessaria.

Che a Piergiorgio e Simonetta Tami ciò coniugare economia e socialità sia riuscito lo dimostrano anche i molti riconoscimenti internazionali ricevuti. Dal Segretario di Stato americano Colin Powell, che nel 2004 li aveva premiati come «eroi nell' impegno contro il traffico di essere umani» alla Fondazione Schwab che nello stesso anno li aveva definiti come «migliori imprenditori sociali nel mondo».
Che l'operato e la missione di Piergiorgio e Simonetta Tami siano da esempio lo testimonia soprattutto quel!' ambito e prestigioso Premio della Fondazione Dottor Brandenberger che ricevono oggi dalle mani del suo Presidente onorevole Carlo Schmid-Sutter.
Cara Simonetta, caro Piergiorgio, potete essere veramente fieri di quello che avete fatto, di quello che fate. Come fieri possono essere tutte le persone che operando nell' Associazione ABBA vi hanno sostenuto e continuano a farlo credendo in voi e nel vostro operato.
Grazie caro Piergiorgio e Simonetta Tami: un grazie ve lo dico anche come ticinese, orgoglioso che due persone del mio Cantone si siano distinte in modo così significativo in favore dell'umanità. Perché, Signore e Signori, lo avete senza dubbio capito: sono oggi certo che Piergiorgio e Simonetta Tami il Premio Brandenberger se lo siano proprio meritato. Perché, e cito ancora lo statuto della Fondazione Dottor Brandenberger, con il loro impegno personale, con tutte le loro forze, facendone una ragione di vita, si sono distinte per il bene dell' umanità.

 

«... è proprio l'umanità che viene celebrata oggi»

Piergiorgio e Simonetta Tami

Innanzitutto Simonetta ed io siamo oggi molto onorati di ricevere il Premio Brandenberger 06; è stato per noi veramente una grande sorpresa e quindi siamo profondamente toccati dalla festa che la Fondazione Brandenberger a oggi organizzato. Al Presidente Signor Carlo Schmid e il Consiglio della Fondazione porgiamo i nostri ringraziamenti.
Vorremo pure prendere l'occasione di ringraziare tutti coloro che sono intervenuti qui a Bellinzona, mia città natale, in modo particolare le autorità Svizzere, Ticinesi, di Bellinzona e di Vezio. Apprezziamo in modo particolare coloro che in tutti questi anni hanno fedelmente e generosamente contribuito verso l' opera in Cambogia tramite I' Associazione ABBA. Penso che noi tutti sappiamo che alle redini di ABBA — che quest' anno compie i dieci anni — stanno gli instancabili Daniela e Enrico Abruzzi; senza il loro impegno, sacrificio e laborioso lavoro Hagar in Cambogia non avrebbe potuto toccare le migliaia di vite di donne e bambini. A loro va il nostro grande riconoscimento.
Da ben 24 anni Simonetta ed io, con le nostre figlie Debora, Anna — che è qui con noi —e Naomi siamo in Asia per servire coloro che sono nella sofferenza, nell' opressione e nell' indigenza; nel contempo siamo riconoscenti che per poter fare tutto questo lavoro con Hagar, le chiese della Missione Pentecostale Svizzera di Locarno, Bellinzona e Lugano hanno creduto in noi e alla nostra visione e quindi generosamente sostenuto la nostra famiglia, quindi ai pastori delle tre chiese, al Presidente Max Schlaepfer e soprattutto il caro amico Gottfried Wernli siamo immensamente riconoscenti e grati.
Per Simonetta e me, il Premio Brandenberger costituisce un riconoscimento al imprenditorialità, al servizio di coloro che sono stati marginalizzati e fatti vittime della schiavitù moderna; la Signora Irma Brandenberger, influenzata dal esempio del padre Dr. Brandenberger, inventore del cellophane e sensibile al bene comune ha così voluto tramite la fondazione riconoscere coloro che si danno per il bene dell' umanità, ed e proprio l'umanità che viene celebrata oggi. Comunque, come tutti noi ben sappiamo, non dobbiamo e non possiamo fermarci qui ma stimolati e incoraggiati da questo riconoscimento Simonetta ed io vogliamo spingere più a fondo questo concetto di imprenditorialità sociale portando Hagar in altri paesi dove pure c'è violenza e sofferenza. Continuamente alla ricerca di soluzioni innovative per fare giustizia ai più deboli realizzando così i loro sogni di un futuro migliore. Citando Madre Teresa la Fondazione Brandenberger avvalora la visione di un mondo migliore per donne e bambini vittime del traffico e abuso, della guerra e della povertà tramite l'imprenditorialità sociale, e a nome di tutti noi in Hagar, personale e beneficiari, esprimiamo il nostro più grande ringraziamento per averci onorato qui in Ticino.